I punti chiaveAscolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura«La vera sfida è far funzionare la Pa e il suo rapporto con i clienti (cittadini e imprese). Io credo sia il motore essenziale del nostro apparato statale oltre a essere il più grande datore di lavoro italiano con 3,2 milioni di persone alle sue dipendenze». Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, va dritto al punto intervistato da Enrico Pagliarini, giornalista di Radio24, durante l’Open Innovation Summit, l’annuale appuntamento del Sole 24 Ore e di Digital Magics. «Tutta la vita di questi soggetti – prosegue il ministro – è fatta di interazione con la Pa e il nostro compito è comprendere le esigenze dei clienti in modo da costruire le basi per essere capaci di rispondere alle loro aspettative». Per Zangrillo, che ricorda i 30 anni di lavoro in azienda prima di approdare al ministero, «l’elemento essenziale per far funzionare un’organizzazione è quello di lavorare sul capitale umano. Occorre quindi anche concentrarsi sull’aspetto organizzativo per capire se i nostri processi, il nostro modo di operare sono adeguati rispetto alle aspettative dei clienti».Italia fanalino di coda nel rapporto tra dipendenti Pa e utentiIl titolare del dicastero di Piazza Vidoni ricorda poi i «dieci anni drammatici» della Pa dal 2010 al 2019, a valle della crisi di Lehman Brothers, che hanno portato al blocco del turn over e alla perdita di 300mila persone in quel periodo. «Si racconta spesso che la Pa sia gonfia di gente, ridondante: in realtà il rapporto tra dipendenti pubblici e residenti vede l’Italia fanalino di coda in Europa, non è vero dunque che i dipendenti pubblici sono troppi». Il ministro rimarca quindi che «la sfida della Pa è affascinante ma complessa. Dobbiamo lavorare – aggiunge – sulla necessità di rinforzare le nostre strutture, dobbiamo lavorare soprattutto sulla formazione del capitale umano. Due temi su cui stiamo operando con grande intensità cercando di utilizzare tutti gli strumenti di innovazione tecnologica che abbiamo a disposizione.Loading…Il tema dell’attrattivitàNel delineare le ultime mosse del ministero, Zangrillo torna poi su un altro tema strettamente legato alla Pa. «Nella narrazione ricorrente è vissuta come un’organizzazione con una grande virtù, quella del posto fisso. Ma penso che, se continuiamo a reiterare questo racconto, non abbiamo capito dove va il mondo e ci perdiamo l’opportunità di avere una Pa fatta di persone di valore», precisa ancora il ministro rispondendo a una domanda sulla capacità della pubblica amministrazione di essere attrattiva. «L’attrattività – spiega – non è quindi fatta dalla stabilità del posto di lavoro ma dalla possibilità di offrire alle nostre persone percorsi professionali orientati alla valorizzazione del merito».Il nodo delle procedure concorsualiPoi il ministro mette in fila alcune delle sue ultime mossse, a cominciare dalla direttiva, emanata due mesi fa, con cui ha imposto un taglio secco alla durata (massimo 6 mesi) delle procedure concorsuali che, nel 2019, «erano lunghe 789 giorni e sono passate con la pandemia a 169 giorni». Accanto a questo, precisa ancora, è stato poi avviato un portale del reclutamento (inpa.gov.it) che consente di gestire in modalità completamente digitale le procedure concorsuali. E, a breve, grazie alla collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, sarà possibile accedere a un’app che consentirà di iscriversi ai concorsi pubblici con il proprio smartphone.Garantire percorsi di crescitaQuindi, di nuovo, un passaggio sulla capacità della Pa di attrarre i giovani talenti. «Dal punto di vista retributivo le nostre retribuzioni all’ingresso per neo diplomati e neo laureati sono assolutamente competitive. La vera sfida, però, è garantire percorsi di crescita. Dobbiamo lavorare sulla valorizzazione delle persone e farle crescere anche da un punto di vista retributivo, non con la logica di un po’ a tutti per non incazzare nessuno, ma con quella di premiare le eccellenze con un effetto contagio virtuoso».