09 settembre 2024 | 17.52
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La scuola non è un luogo “lontano, qualcosa di specialistico”, ma riguarda “la vita dei ragazzi”. Lo scrittore Eraldo Affinati, che è stato docente di italiano e storia negli Istituti professionali per quarant’anni e da circa diciotto anni ha fondato la Scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati, si rivolge ai giovani che in questi giorni tornano sui banchi e all’AdnKronos afferma: “Cercate di non considerare la scuola come un luogo separato dalla vita. Cercate di vederla, invece, come un luogo in cui si intensifica la vostra esistenza. La scuola non è qualcosa di lontano, di erudito e accademico, ma qualcosa che riguarda la vostra vita”. Questo significa per Affinati – che ha scritto numerosi libri, l’ultimo dei quali è ‘Le città del mondo’ (Gramma Feltrinelli) – che si va a scuola “non per annoiarsi o soltanto per fare i compiti e studiare ma anche per arricchire la nostra esistenza. Se riuscissimo a dare questo senso di speranza ai ragazzi la scuola sarebbe diversa”.
“Lo dico perché spesso – osserva Affinati – i ragazzi il pomeriggio hanno delle risorse e mostrano delle energie creative che vengono nascoste la mattina. Dobbiamo fare in modo che anche la mattina gli allievi possano esprimere tutte le loro potenzialità. Ma per fare questo c’è bisogno della fiducia dei loro professori che non dovrebbero soltanto accontentarsi di spiegare il programma e mettere il voto, ma innanzi tutto conoscere i loro studenti”.Più in generale, Affinati sottolinea che “la scuola oggi rappresenta ancora, nonostante tutte le sue turbolenze, un punto di riferimento essenziale del Paese. Ad esempio, durante la pandemia l’interruzione dei cicli scolastici ha corrisposto a una sfilacciatura etica”. L’inizio dell’anno scolastico “corrisponde ad una ripresa del tessuto connettivo dell’Italia perché in molte zone c’è soltanto la scuola come punto di riferimento anche sociale per i ragazzi. Penso soprattutto alle regioni meridionali”. In questo senso, conclude Affinati, “dobbiamo guardare sempre con fiducia alla scuola perché lì abbiamo il futuro dell’Italia”.