Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl blocco generalizzato delle licenze di noleggio con conducente, che dura ormai da cinque anni, ha causato «un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività» ed è illegittima. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza 137/2024, che ha bocciato per questa ragione l’articolo 10-bis, comma 6 del decreto legge 135 del 2018. Quella norma aveva congelato la possibilità di rilasciare licenze fino alla piena operatività del registro informatico pubblico nazionale di taxi e noleggi con conducente, che i vari Governi succedutisi in questi anni si sono ben guardati dal realizzare. In pendenza del giudizio costituzionale, il decreto sul registro è appena stato adottato: ma prima di entrare davvero in campo ha bisogno di 180 giorni in cui completare il confronto con gli enti territoriali, in una procedura che non esclude ulteriori ritardi.Ma il punto chiave della pronuncia dei giudici delle leggi è nella sottolineatura del «grave disagio arrecato a intere fasce della popolazione e alle possibilità di sviluppo economico» da un sistema di regole caratterizzato da «effetti protezionistici consistenti nell’elevare un’indebita barriera alla libertà di accesso al mercato». Il blocco generale ai nuovi candidati al servizio di noleggio con conducente, in un Paese contraddistinto da una grave carenza di tutti i servizi pubblici di trasporto non di linea a partire dai taxi, secondo i giudici costituzionali «si è tradotta un’ulteriore posizione di privilegio degli operatori in questo già presenti – che agiscono in una situazione in cui la domanda è ampiamente superiore all’offerta – ma che, soprattutto, ha causato, in modo sproporzionato, un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività».Loading…Il giudizio prende le mosse da una decisione assunta dalla Regione Calabria, che constatando i gravi colpi inferti al turismo dalle difficoltà di raggiungere i posti di mare partendo da stazioni e aeroporti, nell’aprile del 2023 aveva scelto di disinteressarsi del blocco nazionale aprendo la porta a nuove licenze Ncc. Contro quella legge regionale si è opposto il Governo, girando il tutto alla Corte costituzionale. Ma la Consulta, con una mossa che ha un solo precedente nei giudizi in via principale quando l’impugnazione è governativa, ha sollevato davanti a se stessa la questione di legittimità della norma nazionale, quella con la sospensione fino all’avvio del registro elettronico. E l’ha bocciata.