(ANSA) – ROMA, 28 GEN – Il lato surreale e drammatico dell’
esistenza, il sorriso e la lacrima, l’ occhio guidato dalla
voglia di fissare la vita con ironia e profondità. ”Tutto è
serio ma può anche non esserlo” ha detto Elliot Erwitt del suo
modo di guardare il mondo. Uno dei più grandi fotografi viventi
ha fatto di questa duplice chiave di lettura dell’ esistenza il
perno della sua lunga ricerca con l’ obiettivo puntato sui
bambini, i cani, la quotidianità dei rapporti familiari, il
razzismo, i viaggi, le star, i grandi della terra. “Raramente
metto in scena immagini, le aspetto… lascio che si prendano il
loro tempo. Questo è meraviglioso: le cose possono succedere”.
A raccontare l’ attesa del momento giusto inseguito dal maestro
americano è ad Abano Terme la mostra ”Vintage’ che mette
insieme a Villa Bassi fino all’11 giugno prossimo 154 immagini
di piccolo taglio poco conosciute e trenta lavori celebri di
grandi dimensioni.
”In questi anni abbiamo visto le sue fotografie celebri, qui
invece abbiamo un corpus di scatti di piccolo formato 12×17
tutti firmati e selezionati da lui per un progetto per un museo
tedesco negli anni Novanta che siamo riusciti a portare per la
prima volta in Italia”, spiega Marco Minuz, il curatore. Sono
foto inedite che vanno dagli anni Cinquanta agli anni Novanta
del secolo scorso riconducibili ai grandi temi della ricerca di
Erwitt. Alla mostra – che segue i capitoli fotografici
fortunati dedicati Eve Arnold e Robert Capa – si è arrivati dopo
un confronto con la mitica agenzia Magnum e i collaboratori
dello studio del maestro, che ha 94 anni e vive a New York. Nato
nel 1928 da genitori russi emigrati a Parigi, Erwitt è cresciuto
a Milano e a dieci anni è emigrato con la famiglia negli Stati
Uniti d’America. Fu proprio Robert Capa nel 1955 Robert Capa a
proporgli di entrare unirsi alla Magnum Photos. In quello stesso
anno il direttore del dipartimento di fotografia del MoMA di New
York Edward Steichen selezionò alcune sue fotografie per la
celebre mostra “The Family of Man”. Dieci anni dopo il museo
ospitò la sua prima personale. (ANSA).