Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIndiana Jones torna per la quinta volta sul grande schermo: la celebre saga, iniziata con “I predatori dell’arca perduta” nel 1981 e proseguita con “Il tempio maledetto” (1984), “L’ultima crociata” (1989) e il più recente “Il regno del teschio di cristallo” (2008), ha ora un nuovo capitolo intitolato “Indiana Jones e il Quadrante del Destino”, il primo non diretto da Steven Spielberg.Dietro la macchina da presa c’è un bravo mestierante come James Mangold, regista di “Logan” e “Le Mans ‘66”, ma si sente eccome l’assenza dell’autore che ha dato vita – insieme a George Lucas – a uno dei personaggi più iconografici della storia del cinema.Dopo un incipit ambientato ai tempi della Seconda guerra mondiale, l’azione si catapulta nel 1969, quando il professor Jones è ormai pronto a ritirarsi dalla sua longeva e illustre carriera accademica. Una minaccia proveniente dal passato, però, torna a bussare alla sua porta e per l’ormai anziano archeologo sarà l’inizio di una nuova, pericolosissima avventura.L’oggetto del desiderio è questa volta un preziosissimo quadrante proveniente dall’antichità, che si pensa possa permettere di viaggiare nel tempo.Loading…Aperto da una sequenza spettacolare e appassionante, “Indiana Jones e il Quadrante del Destino” inizia forte, riuscendo subito a condensare molti degli ingredienti che hanno reso grande la saga: dalla minaccia nazista agli inseguimenti adrenalinici, passando per il mistero e l’ironia tipica del protagonista.Mangold riprende – anche in chiave nostalgica – tutto quello che ci si può aspettare, ma fatica non poco a mantenere alto il ritmo e l’attenzione degli spettatori con il passare dei minuti.“Indiana Jones e il Quadrante del Destino” e gli altri film della settimanaPhotogallery4 fotoVisualizza Ritorni dal passatoSono numerosi i personaggi che tornano dal passato, in una serie di microsequenze pensate per i fan, ma che rimangono troppo slegate dal resto di una narrazione che risulta eccessivamente forzata.Soprattutto nell’ultima mezz’ora la sospensione dell’incredulità supera il livello di guardia, in particolare a causa di una scelta narrativa davvero gratuita e un po’ raffazzonata nella realizzazione.Funziona l’idea di ambientare la vicenda in un momento fondamentale per la conquista dello Spazio, così da associare l’idea di provare a fare lo stesso con il Tempo, ma non basta per rendere del tutto avvincente un lungometraggio che emoziona solo a tratti. Harrison Ford è comunque credibile e intenso più che mai, così da far meritare al film il prezzo del biglietto.