LA FOTOGRAFIA / 03Loading…I miglioramenti in attoNella relazione è descritto il piano triennale che l’Apsa ha adottato per migliorare ulteriormente le metodologie di lavoro e migliorare i risultati. A compimento delle iniziative messe in cantiere si stima che potranno essere conseguiti benefici complessivi pari a circa 55,4 milioni di euro. In particolare, si sta lavorando alacremente al progetto “Sfitti a rendere”, per la progressiva diminuzione del numero degli immobili sfitti.Il progetto, articolato in due maxilotti, il primo dei quali completato, ha portato finora alla ristrutturazione di 79 unità immobiliari in cattivo stato manutentivo, per i quali è già iniziata la fase di commercializzazione. Nel secondo maxilotto, avviato da poco, si procederà con altre 61 unità. Si cercherà anche di alienare alcuni immobili a bassa redditività.Le priorità nella gestioneNella gestione del patrimonio l’Apsa applica «criteri di proporzionalità e progressività raccomandati dal Santo Padre». Infatti – si legge nella relazione allegata al bilancio – è anche grazie agli affitti a prezzo di mercato riscossi sugli immobili di prestigio posseduti a Parigi e Londra che è possibile concedere in comodato d’uso gratuito all’Elemosineria apostolica una struttura come Palazzo Migliori, dove trovano accoglienza, a due passi dal Colonnato di San Pietro, i senza fissa dimora ospitati dai volontari della Comunità Sant’Egidio.Inoltre con l’acquisto di un immobile nei pressi dell’Arco di Trionfo a Parigi, grazie alla mediazione della Sopridex, il venditore ha indirizzato una parte del ricavato di quest’operazione per la costruzione di una chiesa in una banlieue parigina. Per il patrimonio in Italia l’Apsa ha versato per il 2022 in forma diretta ed indiretta all’erario 6,05 milioni di euro per l’Imu e 2,91 milioni per l’Ires.Il bilancio, scrive Galantino, è composto da pagine che «nutrono un’ambizione: fare chiarezza in un ambito, quello dell’amministrazione e della gestione, che vive di competenze, di lealtà e di trasparenza; ma anche di fiducia, come affermava il grande economista Antonio Genovesi, già nel Settecento».