Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl settimo capitolo di una delle saghe action più celebri del cinema contemporaneo: stiamo parlando di “Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno”, nuovo tassello della saga iniziata nel 1996 da Brian De Palma e ispirata all’omonima serie televisiva degli anni Sessanta e Settanta.Tom Cruise veste ancora di panni di Ethan Hunt, personaggio di culto che torna in azione per disinnescare una nuova, terrificante arma che minaccia l’intera umanità. Il destino del mondo è appeso a un filo e Hunt, insieme alla sua squadra, farà una vera e propria corsa contro il tempo che lo porterà anche in Italia.Con questo settimo episodio, la saga di “Mission: Impossible” si conferma un punto di riferimento nel blockbuster contemporaneo, grazie a un ritmo coinvolgente e a una vicenda ad altissima tensione, che soffre di qualche calo in fase di sceneggiatura soltanto nella parte centrale.Seppur la spettacolarità sia di livello notevole, il film si concentra allo stesso modo su un’atmosfera nostalgica, relativa al senso della perdita e a uno smarrimento che si ritrova in diversi personaggi in scena.È un’opera fortemente cupa “Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno”, tanto da riuscire a nascondere con la sua profondità psicologica alcune falle che si riscontrano soprattutto nel debole segmento romano.Loading…Arrivato a dirigere il suo terzo film della saga, Christopher McQuarrie – dopo “Rogue Nation” e “Fallout” – si conferma comunque il regista giusto per tenere le redini di un’operazione non semplice.I riferimenti alla contemporaneitàSono moltissimi i collegamenti all’universo della contemporaneità, a partire dai riferimenti al digitale e all’intelligenza artificiale: il film si concentra anche sui pericoli relativi a questi temi, a partire da una possibile perdita di quell’umanità su cui i personaggi di questa saga hanno sempre puntato.Le certezze analogiche del passato sembrano un porto sicuro a cui appoggiarsi, ma il film parla anche di un altro tema delicato come quello della “post-verità”, argomento su cui il cinema odierno sta ampiamente ragionando.Lo spirito vintage è comunque presente, con tanti rimandi agli spy-movie dei decenni in cui la serie originaria veniva trasmessa sul piccolo schermo, anche nella caratterizzazione del protagonista, interpretato da un Tom Cruise perfettamente in parte.Tra un anno arriverà nelle sale il prossimo e definitivo capitolo, “Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte due” e l’attesa è già molto alta.Una donna chiamata MaixabelUna donna chiamata MaixabelUna piccola e bella sorpresa tra le novità in sala è “Una donna chiamata Maixabel”, film spagnolo diretto da Icíar Bollaín.Protagonista è una donna rimasta vedova dopo che il marito è stato ucciso dall’ETA. Undici anni dopo la tragedia, Maixabel viene contattata da uno degli assassini del marito: l’uomo vorrebbe incontrarla nel carcere dove sta scontando la sua pena.Parte da un soggetto indubbiamente forte questo interessante lungometraggio incentrato su temi non semplici da raccontare sul grande schermo: dal terrorismo alla possibilità del perdono, il film mescola numerosi ingredienti che la regista spagnola riesce a equilibrare piuttosto bene.Alcuni passaggi sono troppo prevedibili, ma l’approfondimento sull’interiorità dei personaggi e sulle loro scelte è di buonissimo livello, grazie anche all’ottima prova dei due interpreti principali, Blanca Portillo e Luis Tosar.Gli sguardi che si scambiano i protagonisti valgono più di tante parole e sono l’aspetto più incisivo di un film intenso e ben girato.