L’editoria italiana ha chiuso il 2023 con un giro d’affari di 3,439 miliardi di euro, stabile rispetto all’anno precedente (+1,1%). I primi dati del 2024, riferiti al solo mercato trade – saggistica e narrativa comprata nelle librerie, online e nella grande distribuzione- denunciano la stagnazione del mercato
: -0,1% di vendite a valore nei primi sei mesi, che hanno raggiunto quota 675,8 milioni di euro. Confermata, nell’anno in cui il Paese si presenta alla Frankfurter Buchmesse come Paese Ospite d’Onore dal 16 al 20 ottobre, la sua buona capacità di imporsi all’estero, con 7.838 diritti di traduzione venduti, stabili rispetto all’anno precedente (7.889) e quadruplicati rispetto al 2001 (1.800). E’ quanto emerge dai dati principali del Rapporto sullo stato dell’editoria 2024 a cura dell’ufficio studi dell’Associazione italiana editori (Aie) presentato oggi.
Le copie vendute nei primi sei mesi nel mercato trade sono 46,1 milioni, in calo di 900mila rispetto all’anno precedente. Le librerie fisiche raggiungono il 53,7% delle vendite e continuano il recupero avviato dopo la crisi del 2020, quando pesavano il 49,1%. L’online pesa per il 41,7% (in leggero calo), la grande distribuzione il 4,6% (in calo). Se guardiamo infine ai generi, confermato il trend positivo della narrativa, soprattutto quella di autori italiani che cresce sullo stesso periodo dell’anno precedente del 5,4% e di quella straniera con un +3,1%. Registrano un segno meno i ragazzi (-2,8%), la saggistica generale (-3%) e quella specialistica (-1,6%) e i fumetti (-4,8%).
“L’editoria italiana, dopo il balzo avvenuto nel 2021, fatica a crescere ancora e anzi, se consideriamo l’inflazione, perde terreno. È in calo anche il numero di copie vendute. Sono segnali preoccupanti per un Paese che non ha una vera politica organica per il libro e per la lettura e che anzi, negli ultimi due anni, ha visto venir meno risorse pubbliche a sostegno del settore per almeno 100 milioni”, denuncia il presidente dell’Associazione italiana editori (Aie) Innocenzo Cipolletta. “L’editoria ha dimostrato in questi anni solidità e capacità di rinnovamento uscendo rafforzata dalla crisi del Covid”. Ma – è il monito del presidente Aie – “senza politiche industriali organiche e di lunga prospettiva, oggi rischiamo di perdere la sfida dell’innovazione rispetto a cambi epocali come quello imposto dall’intelligenza artificiale. Nell’anno in cui siamo Paese Ospite, torniamo a essere un esempio per gli altri Paesi europei”, l’auspicio di Cipolletta.
Allargando lo sguardo sul lungo periodo e quindi sui numeri dell’editoria italiana oggi a confronto con il 1988, quando per la prima volta il Paese si è presentato alla Frankfurter Buchmesse come Ospite d’Onore, il quadro che ne viene fuori è quello di un’industria che ha seguito e accompagnato la modernizzazione del Paese. I titoli pubblicati ogni anno sono triplicati e nel 2023 sono pari a 85.192, il mercato (3,439 miliardi di euro) è cresciuto, al netto dell’inflazione, del 108% e le copie di libri vendute (solo mercato trade, in questo caso) sono cresciute del 124% a 112 milioni.
L’editoria italiana così è oggi la quarta editoria per dimensione in Europa e la sesta nel mondo. Questa crescita è avvenuta in un contesto di sempre maggiore internazionalizzazione: nel 2001 l’Italia acquistava all’estero 5.400 diritti di traduzione e ne vendeva 1.800, nel 2023 ne ha acquistato 9.328 e ne ha venduti 7.838.