“In che modo un Paese dove avvengono sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie e che è in cima alla lista per numero di condanne a morte eseguite può trasmettere i valori e gli slogan dell’Expo?”. Lo chiede Duaa Dhainy, ricercatrice senior libanese presso l’Organizzazione europea saudita per i diritti umani (Esohr), che si dice fermamente contraria all’eventuale assegnazione a Riad dell’Expo 2030. L’Esohr è tra le 12 ong internazionali che hanno scritto alla presidenza del Bureau International des Expositions (Bie) per chiedere che l’Arabia Saudita venga esclusa dalla corsa a causa della situazione dei diritti umani nel Paese.
“Noi includiamo i tentativi dell’Arabia Saudita di ospitare l’Expo tra le iniziative per ripulire l’immagine che sta portando avanti”, spiega Dhainy in un’intervista all’Adnkronos. “Ospitando eventi sportivi, accademici e ricreativi e attraverso il denaro pagato, l’Arabia Saudita sta cercando di coprire le violazioni che sta commettendo e fare in modo che il mondo la veda come un Paese leader, senza affrontare le sue orribili violazioni”, prosegue la ricercatrice dell’Esohr, che condanna quindi la Francia per i suoi rapporti con Riad.”L’accoglienza da parte della Francia di Bin Salman (l’erede al trono saudita, ndr), nonostante il suo chiaro coinvolgimento nelle violazioni dei diritti umani – in particolare nei casi di arresti di difensori dei diritti umani, nell’uccisione di Khashoggi e nel mancato rispetto delle promesse riguardanti la riduzione della pena di morte – significa partecipare all’insabbiamento degli abusi e continuare a non dare priorità ai diritti umani nelle relazioni”, afferma Dhainy, condannando “qualsiasi conversazione e dialogo che non dia la priorità ai diritti umani e che non affronti almeno la questione dei condannati a morte, compresi i minori”.