Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaQuando uno è veramente popolare, non ha bisogno della qualifica sotto il nome e il cognome. Prendi Maurizio Costanzo, scomparso poco fa a Roma all’età di 84 anni. In vita è stato tante cose, pure troppe: dovremmo dire giornalista, perché è così che cominciò; scrittore di libri di costume che la critica puntualmente ignorava, eppure infilavano una ristampa dietro l’altra; conduttore e autore televisivo capace di cambiare il modo di fare televisione; paroliere di canzoni tipo Se telefonando, musicata da Ennio Morricone e portata al successo da una certa Mina; sceneggiatore che dà una mano a Paolo Villaggio a concepire il personaggio di Fracchia, collabora con Ettore Scola e Pupi Avati.Costanzo è stato tutte queste cose insieme e nessuna in particolare, rimanendo per tutta la vita profondamente sé stesso: per decenni – da solo o in coppia con la moglie Maria De Filippi – forse l’uomo più influente, di sicuro quello più potente della nostra cultura di massa. Per il pubblico generalista – suo riferimento costante – è stato soprattutto il padrone del salotto in cui l’Italia metteva in scena sé stessa. Negli anni Settanta intervistò per conto della Rai l’italico gota a Bontà loro. Dagli Ottanta, con l’approdo a Canale 5 della galassia di Silvio Berlusconi, è il primo motore immobile del Maurizio Costanzo Show, unico format televisivo che in quasi 40 anni è stato capace di tenere insieme Carmelo Bene e Tony Tammaro, Cicciolina e Frate Indovino.Loading…