Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIn certe realtà italiane il Rinascimento è a corto raggio, è davvero il presente. Storia quotidiana. Ma nonostante le ombre che di recente hanno coinvolto il patrimonio artistico di Ferrara, la scoperta di Marco Scansani è una luce sui dissapori e fa sintesi della rivoluzione attualissima di Donatello. In un solo frammento ritrovato nella roccaforte degli Este emerge uno fra gli artisti che più ha contribuito allo sviluppo della cultura visiva occidentale nella modernità: dalla misurabilità dello spazio, alla cognizione della figura umana, dalla rappresentazione delle emozioni a quella della vitalità e del moto dell’ “immobile” scultura. Il ricercatore trentaduenne ha riconosciuto in un brano di terracotta stipato di figure appena in rilievo e sveltamente abbozzate, una porzione del perduto “Funerale della Vergine” assegnato a Donatello. Il pezzo relitto insieme ai contorni a tutto tondo di due Evangelisti ha dormito indisturbato per almeno sessant’anni nella casa di un cittadino. Lui ignaro, e le terrecotte senza nome.L’opera rubata (e dimenticata)Scansani narra il prologo di una vicenda assai italiana: “Nel 1916 nel corso di lavori nella chiesa di Santo Stefano a Ferrara fu rintracciata la porzione di un rilievo in terracotta che la critica riconobbe unanimemente come opera di Donatello. Appena cinque anni dopo però quel frammento fu rubato dal Museo di Schifanoia dove era stato depositato. Perduto l’oggetto, gli studi nel tempo hanno ignorato l’importanza di quel ritrovamento tanto cruciale per il Rinascimento”. Cruciale certamente, poiché l’opera del 1450 testimoniava oltre il passaggio dell’artista toscano nella città estense – mentre era impegnato nella realizzazione dei suoi capolavori padovani – anche la fioritura del Rinascimento a Ferrara e la sua propagazione in Emilia. Il furto del “Funerale della Vergine” ha rubato anche la memoria dei ferraresi e quella degli storici per il pannello donatelliano. Dal canto suo, Scansani ne ha ricostruito provenienza, datazione, attribuzione: “Erano riemerse nel 1962 dal pozzo di una casa privata non lontana dalla chiesa di Santo Stefano – dove fu rinvenuto il “Funerale della Vergine” nel 1916 – e insieme costituiscono senz’altro dei bozzetti realizzati dall’artista fiorentino nel corso del suo documentato soggiorno ferrarese nel 1450”.Loading…La Madonna divisa a metàIl bassorilievo frammentario aderisce perfettamente a quello scoperto già mutilo della parte destra e sottratto a Schifanoia, o meglio, a quel che ne rimane: una fotografia nitida nella quale una frattura verticale lascia intravedere solo i piedi della Madonna stesa sul cataletto, sopra un’architettura affollata di angeli paffuti, discepoli piangenti e altre figure togate, armate, dinamiche. La parte destra con il resto della Vergine è quella trovata nel pozzo. Scansani rammenta l’influenza di Donatello sui ferraresi: “Se è vero l’aneddoto evocato da Angelo Poliziano nei ‘Detti piacevoli’, l’artista negli anni di Cosimo il Vecchio si sarebbe recato nella città emiliana, con l’intercessione del signore fiorentino e il permesso del marchese estense, per uccidere un suo giovane discepolo con cui aveva avuto un diverbio (un’intenzione poi conclusasi in maniera del tutto indolore e burlesca); nel 1450 ricevette dieci ducati dal giudice dei Dodici Savi di Ferrara, Agostino da Villa, non è chiaro per quale incarico, ma è probabile che in quell’occasione il maestro abbia fornito importanti indicazioni al suo allievo Niccolò Baroncelli per la realizzazione della Crocefissione per il Duomo”.Una Rinascenza frammentataL’impronta donatelliana fu impressa anche dalle trasferte dei ferraresi a Padova; come osservò Roberto Longhi diversi pittori dell’Officina Ferrarese scoprirono la rivoluzione rinascimentale recandosi a Padova, “sognando all’ombra dell’altare criso-cupro-elefantino di Donatello”. Tuttavia, considerando la lunga presenza a Ferrara di Baroncelli, e le documentate incursioni del maestro toscano in persona, gli artisti locali potevano entrare in contatto con quelle novità senza la necessità di recarsi in Veneto. D’altronde, la capitale estense dev’essere vocata al “Transito della Madonna”: se adesso può vantare il ritrovamento delle tre porzioni del lavoro preparatorio di Donatello, nella Pinacoteca Nazionale, al piano superiore di Palazzo dei Diamanti, è esposta la cimasa della “Morte della Vergine” che Mantegna dipinse nel 1462 per i vicini parenti Gonzaga di Mantova, dov’è raffigurato il Cristo con l’animula della Madre. Sorte separata: la tavola è al Prado, la parte superiore a Ferrara. La Rinascenza frammentata, dentro ai pozzi o in giro per il mondo.