(di Lucia Magi)
A 77 anni e con mezzo secolo
di carriera nel firmamento della moda, Diane von Fürstenberg non
mostra alcuna intenzione di fermarsi. La stilista, nata a
Bruxelles l’ultimo giorno del 1946 e naturalizzata americana, è
attualmente a Los Angeles per accompagnare un’esibizione
dedicata alla sua vita e al suo lavoro, “Diane von Fürstenberg:
Woman Before Fashion”, che resta allo Skirball Cultural Center
fino a fine agosto.
Curata da Nicolas Lor, responsabile di mostre e pubblicazioni
al Museo della moda e del merletto di Bruxelles, la
retrospettiva celebra soprattutto la sua invenzione più famosa:
il leggendario ‘wrap dress’, l’abito a portafoglio. Lanciato al
grande pubblico nel 1974, questo capo è diventato un simbolo di
emancipazione femminile, consacrando la carriera della giovane
stilista.
“Ne abbiamo esposti 70 esemplari: alcuni provengono dal
nostro museo, altri sono prestiti, ma la maggior parte arrivano
dal vasto archivio annesso alla casa di Diane in Connecticut”,
racconta Lor, mentre si aggira tra i manichini bianchi vestiti
con innumerevoli varianti del celebre modello: stampe animalier,
motivi ispirati alla natura e le celebri labbra rosse su sfondo
scuro, via via stampate su jersey, viscosa o seta.
Settanta interpretazioni di quella vestaglietta che avvolge
senza costringere e che da subito aveva la pretesa di vestire
tutte: celebrità e lavoratrici, di giorno come di sera,
all’insegna dello slogan che la stilista coniò quasi per caso,
dopo essersi fatta fotografare da un amico con le gambe
accavallate su un cubo bianco: “Sentiti donna, indossa un
vestito”.
Nel 1976, Diane von Fürstenberg aveva già venduto oltre un
milione di abiti e conquistato la copertina di Newsweek.
Giovane, fiera e affascinante, era il volto del proprio marchio,
il DVF. Alla fine degli anni ’70, il wrap dress era ovunque: le
vendite annuali al dettaglio della sua azienda superarono i 150
milioni di dollari.
Come il documentario “Diane von Fürstenberg: Woman in
Charge”, da giugno su Disney+, la mostra losangelina si sofferma
anche sulla vita privata della madrina del prêt-à-porter, con
una galleria di foto che la ritraggono con i due figli, i nipoti
e gli amici celebri, da Andy Warhol ad Alberto Moravia, da
Valentino a Kamala Harris. Non manca un richiamo al suo impegno
per le cause femminili, attraverso i DVF Awards istituiti
insieme al secondo marito, il magnate dei media Barry Diller.
L’ultima celebrazione si è tenuta a Venezia, città nella quale
la donna vive ora per lunghi periodi (“perfetta cornice per
l’inverno della mia vita”, ha commentato)
“La sua forza e dedizione vengono da sua madre”, spiega
Jessie Kornberg, presidente e CEO dello Skirball Cultural
Center. “Sopravvissuta all’Olocausto, la madre di Diane fu
imprigionata ad Auschwitz e Ravensbrück. La partorì 18 mesi dopo
la liberazione e le ha insegnato a non avere mai paura e a non
considerarsi mai una vittima.”
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