“La prolungata assenza del ministro degli Esteri Qin Gang dalla scena pubblica cinese ha privato la politica estera del paese di uno dei suoi protagonisti, in un momento molto delicato. Ora bisognerà attendere gli sviluppi, vedere se sarà sostituito, e da chi”. A sottolineare la ‘criticità’ di questa fase per le relazioni internazionali di Pechino è il sinologo Francesco Sisci, parlando con l’Adnkronos. Da ultimo, tra gli eventi ‘disertati’ da Qin – ministro degli Esteri dal 30 dicembre 2022 e già ambasciatore negli Stati Uniti – la riunione dei ministri degli Esteri dell’Asean in Indonesia.
“Due sono gli aspetti da considerare”, spiega Sisci. “Il primo riguarda il motivo della sua assenza: è chiaro che non si tratta di una questione di salute ma di una questione diversa. Sui social circolano storie, ipotesi, secondo cui lui avrebbe avuto un’amante, dalla quale avrebbe avuto un figlio. L’amante avrebbe goduto di privilegi assicurati dallo stato, forse abusandone”.”Il secondo è il problema, reale, politico: Qin rappresentava il volto e la voce nuova della politica estera cinese, la parte più attenta e più dialogante. E’ molto vicino al presidente Xi Jinping e quindi la sua eliminazione politica scuote le politica estera cinese. L’idea sembra infatti essere che lui – con un suo comportamento più ‘morbido’ – dovesse compensare se non sostituire l’atteggiamento più rigido del vicepremier Wang Yi”. “Questo fatto – aggiunge – assume particolare criticità in un momento molto delicato della politica estera cinese, in cui ci sono molti problemi, ci sono stati anche errori – non banali – all’inizio della guerra in Ucraina, dove la Cina aveva appoggiato la Russia, per poi raffreddarsi verso Mosca ma gradualmente. Adesso che si parla sempre più di trattative in corso tra russi e americani naturalmente la Cina deve pensare bene a cosa fare”. “E deve farlo senza Qin, che gode di ottima reputazione, era un ministro degli Esteri molto bravo, aveva dato una spinta nuova alla politica internazionale del paese e ora è fuori circolazione da 4 settimane. Quasi da far balenare l’ipotesi di invidie o scontri interni agli Esteri… C’è comunque un problema non banale”, sottolinea Sisci. “Aldilà di qualunque cosa succeda bisogna stare attenti, in questa fase delicata – anche del rapporto con gli Stati Uniti – perché la politica estera cinese è rimasta senza uno dei suoi piloti” conclude il sinologo.