Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl Museo intitolato a Heidi Horten è entrato da poco a far parte del folto paesaggio museale della capitale austriaca, ma pare essere già riuscito a ritagliarsi un proprio spazio, complice anche la centralissima posizione fra Opera di Stato e Albertina. Il suo principale fattore di attrazione è una collezione di arte moderna e contemporanea che attraversa artisti e nazioni, e vanta capolavori ormai irraggiungibili per i budget dei musei statali: da Klimt a Picasso, da Chagall a Rodin, da a Yves Klein a Fontana, da Warhol a Basquiat, a Damien Hirst.Alla Heidi Horten Collection di Vienna l’arte che celebra le donnePhotogallery8 fotoVisualizza Viennese classe 1941, forte di un patrimonio di un miliardo di dollari ereditato nel 1987 da un controverso marito di 30 anni più vecchio, e poi fatto accortamente fruttare fino a essere stimato da Forbes al triplo nel 2018, Horten ha profuso la propria passione per l’arte in acquisizioni senza sosta in aste e in gallerie a partire dagli anni ’90, sempre consigliata da Agnes Husslein-Arco, ex funzionaria di Sotheby’s e ex direttrice del Belvedere, che nel 2018 riuscì a convincere la sua cliente ad esporre al pubblico quel ben di dio nell’àmbito di una prima e unica mostra ospite di un altro museo: fino ad allora quei quadri e quelle sculture avevano impreziosito con discrezione solo le varie residenze di Horten.Loading…Successo mediatico Il successo anche mediatico di quell’iniziativa sortì l’idea di realizzare un museo tutto personale, cui seguirono il fulmineo acquisto di un palazzo nel cuore della capitale, un radicale restauro e la creazione di una struttura organizzativa capace di gestire nel tempo quel tesoro artistico. Il severo inciampo dapprima di dubbi più che fondati e poi di provate certezze sulla provenienza del danaro per finanziare ville e megayacht, vita mondana e appunto arte, non ha fermato il progetto del museo, e nemmeno il suo marketing, subito tutto focalizzato sulle qualità della collezione e sul sicuro gusto della proprietaria.Solo sul sito del museo viene offerto ai visitatori il link ad un recente studio sulla diffusa attività di “arianizzazione” di beni ebraici, che durante il nazismo aiutò il marito Helmut ad accumulare una fortuna e a costruire un impero di una cinquantina di grandi magazzini sparsi per la Germania: lo sguardo fisso avanti, e con dalla sua l’anagrafica certezza della propria estraneità ai fatti contestati al marito, Heidi Horten ha per così dire scommesso sulla forza dell’oblio, che infatti ha già velocemente sfocato lo sfondo storico, lasciando luccicare indisturbato quel più che ragguardevole corpus di opere.La morte prima dell’apertura del museoL’apertura del suo museo Heidi Horten l’ha mancata a causa di una malattia che in pochi giorni le ha troncato la vita. Ma la sua improvvisa scomparsa non ha intaccato progetti, strumenti, piani di acquisizione, già saldamente decisi a lungo termine.Sotto la guida di Agnes Husslein-Arco la mostra aperta fino a 16 aprile col titolo “LOOK” appare come un omaggio anche alla collezionista e al suo essere donna. 110 fra dipinti e sculture tematizzano infatti la femminilità nelle sue più diverse forme, e vengono integrati da 22 abiti di alta moda, disegnati appositamente per Horten da stilisti quali Christian Dior, Givenchy, Yves Saint Laurent, o Jean Patou. La sontuosa carrellata di opere prende le mosse da un acquisto del 2022: un ritratto Biedermeier di Friedrich von Amerling, volto ad inaugurare un’apertura della collezione verso il profondo Ottocento; prosegue poi fra Matisse, Degas, Picasso, Mirò, Francis Bacon e Gerhard Richter, e finisce con le incisive creazioni di Sylvie Fleury, Birgit Jürgenssen, Gelatin, Igor Mitoraj e Anselm Kiefer, presente con una scultura del 2022.