I punti chiaveAscolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaDalle fonti di Palazzo Chigi è arrivata «un’accusa pesantissima che colpisce al cuore la magistratura». E le note del ministero della Giustizia si sono unite «alle voci di delegittimazione». Così il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, parlando al Comitato direttivo dell’Anm, ha voluto rispondere alle recenti dichiarazioni giunte da Palazzo Chigi sul ruolo giocato dai magistrati nelle ultime vicende che hanno visto coinvolti la ministra del Turismo, Daniela Santaché e il sottosegretario Delmastro e a quelle giunte dal ministero della Giustizia sulla necessità ormai non più rinviabile di una riforma della giustizia che dovrà riscrivere le regole anche dell’avviso di garanzia (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 luglio 2023).Uno scontro non voluto dai magistrati Quello tra toghe e politica, di cui si è letto in queste ore, «è uno scontro che subiamo senza volerlo». Santalucia, in apertura del Comitato direttivo centrale, la cui riunione si tiene sabato 8 luglio e domenica 9 luglio a Roma nel palazzo della Cassazione, non ha perso dunque l’occasione per precisare qual è la posizione della magistratura.«Uno scontro che subiamo e non voluto ma che ci chiama a qualche chiarimento – aggiunge – perché accuse pesanti ci impongono di chiarire per evitare silenzi che apparirebbero equivoci», ha sottolineato Santalucia. Che ha aggiunto: «Noi interveniamo senza soluzioni pregiudiziali, non apparteniamo a nessun partito e interveniamo esercitando un diritto di associazione, attenti a farlo riempiendo la nostra presenza con contenuti. Ma invece di parlare di contenuti critici si è spostato il dibattito sulla questione del diritto di parola dell’Anm». L’Anm è «un’associazione libera e trasparentissima, non abbiamo nulla da nascondere né abbiamo bisogno di riconoscimenti di legittimazione». Il «garantismo di chi dileggia le istituzioni è un garantismo a cui non possiamo guardare con simpatia né con rispetto – prosegue – La magistratura non ha alcuna voglia di alimentare lo scontro. Vogliamo migliorare servizio ed efficienza e discutere delle riforme, di quelle che ci sembrano utili e di quelle che utili non sembrano», ha continuato il presidente della Associazione.Loading…Sale la preoccupazione tra i magistrati«È la seconda volta in un mese che ci troviamo a difendere un giudice e non le toghe rosse delle procure. E questo è un elemento di preoccupazione», ha ricordato Santalucia, che punta l’indice contro la nota di venerdì 7 del ministero della Giustizia in cui si stigmatizza come abnormità il potere di controllo del giudice sul pm. «Questo ci allarma: non si può consegnare all’opinione pubblica l’idea che il magistrato abbia esercitato in maniera anomala un potere-dovere, che è garanzia di legalità» ed espressione «del principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale».Separazione delle carriere per punirciL’Anm coglie l’occasione anche per manifestare i propri dubbi sulla riforma. «Il sospetto, ha sottolineato Santalucia, è che la separazione delle carriere e le riforme costituzionali vengano sbandierate non perché si crede che servano a un miglioramento dell’attuale sistema» ma come «una misura di punizione nei confronti della magistratura». Per l’Anm occorre cambiare passo: governo e maggioranza non possono andare a una riforma costituzionale con questo passo, come risposta reattiva a un provvedimento fisiologico di un giudice che non piace perché colpisce qualcuno che è al governo».