Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaAlpiq pronta a lavorare sull’idroelettrico in Sicilia: «A fine ottobre abbiamo siglato un accordo con la regione: per primi ci siamo impegnati a mettere a disposizione le torri dei nostri parchi eolici per installare, a nostro carico, telecamere antincendio per aiutare il territorio a mitigare il problema. Questo ci ha permesso di iniziare a valutare l’opportunità di sviluppare un impianto di pompaggio idroelettrico proprio in Sicilia: abbiamo avuto un forte invito in questa direzione, per sfruttare uno o più bacini», spiega il country manager Italia dell’azienda svizzera Massimiliano Bignami. «Siamo nella fase preliminare di mappatura di quelli esistenti: ci sembra una possibilità interessante per mettere a frutto le nostre competenze e allo stesso tempo contribuire a una gestione migliore dei bacini nella regione. Non saremo tuttavia pronti per le aste del Macse (Mercato a termine degli stoccaggi, ndr) dedicate ai pompaggi che Terna si prepara a indire l’anno prossimo».L’importanza dell’idroelettricoAlpiq affonda le radici della propria storia a fine Ottocento in Svizzera, tra i fiumi Aar e Ticino. L’imprinting è idroelettrico e oggi ha 3.326 MW di capacità installata, prevalentemente grandi dighe e bacini alpini, e una centrale di pompaggio a Nant de Drance da 900 MW. In Italia festeggia i 25 anni di presenza, anche se i rapporti risalgono a prima. «La nostra capacità installata in Italia è pari a poco meno di 800 MW, di cui 550 di generazione a gas, con tre centrali a ciclo combinato. Il resto viene da rinnovabili, per il 90% eolico in Sicilia con quattro impianti, di cui stiamo facendo il repowering, poi fotovoltaico e mini-idro», racconta Bignami: «Alpiq è anche fornitore di energia e gas per aziende energivore, con un portafoglio di 5,5 TWh con 500 clienti».Loading…Italia mercato fondamentaleAlpiq è presente anche in Francia, Spagna, Ungheria, Svezia e Finlandia. «L’Italia tradizionalmente rappresenta una quota significativa dei ricavi e dei margini globali. Nel 2023 qui abbiamo fatturato 1,6 miliardi: quasi il 20%, segnale di una tendenza consolidata. Abbiamo oltre 120 persone, un numero mai raggiunto. Nel 2024 stimiamo di chiudere sotto il miliardo di euro per la riduzione dei prezzi dell’energia, non dei volumi», continua Bignami. Che lancia anche le prossime sfide.«L’Italia rimane un mercato fondamentale per gli investimenti futuri», rimarca: «Il gruppo è stato in grado di crescere in questi anni: ci sono le condizioni regolatorie adatte a sviluppare il business in modo adeguato e continuare a crescere. Pensiamo a strumenti come mercato della capacità, Macse, Fer X, strategia per l’idrogeno. Certo, burocrazia, difficoltà nelle autorizzazioni, regole che cambiano sono alcune criticità, ma abbiamo dimostrato la capacità di realizzare i progetti». La gestione flessibilità è la principale direttiva di sviluppo per Alpiq nel nostro Paese, come illustra il country manager Italia: «Continuiamo a puntare con convinzione sul gas, necessario alla transizione, principalmente con il revamping degli impianti – l’obiettivo è il net zero al 2040 – e la partecipazione alle aste di Terna per il mercato della capacità. Stiamo sviluppando sistemi di accumulo a batteria principalmente accanto alle centrali a gas e ai parchi rinnovabili. Guardiamo infine all’idrogeno: da metà 2020 abbiamo un impianto di produzione da 2 MW in Svizzera che alimenta stazioni di rifornimento per camion. Vorremmo esportare questo modello anche in altri Paesi».L’idrogenoAlpiq, con San Marco Petroli e Sinloc, è impegnata nel progetto H2 Laguna con l’obiettivo di realizzare un elettrolizzatore a Porto Marghera (Venezia) per decarbonizzare il trasporto su gomma e forse anche via nave: «Abbiamo 10 MW in fase di autorizzazione», indica il manager. Invece il fronte delle concessioni idroelettriche, con il processo di riassegnazione tramite bando di quelle scadute iniziato in Italia con la Lombardia a fare da apripista, non è al momento nell’orizzonte del gruppo svizzero: «Non parteciperemo alle gare, il rischio contenziosi è troppo alto», chiosa Bignami.