C’è grande delusione tra medici e infermieri per il testo della manovra di bilancio che è stato depositato alla Camera.
I fondi per la Sanità – dopo l’annuncio iniziale di risorse complessive pari a 3,7 miliardi – per il 2025 sono pari a 1,3 miliardi: una cifra “assolutamente insufficiente per dare ossigeno al Servizio sanitario nazionale”, affermano i sindacati di categoria che hanno proclamato lo sciopero nazionale per il 20 novembre. Altra misura molto attesa sono le assunzioni di personale sanitario: “se ne perdono le tracce”, affermano sindacati e associazioni. Ma fonti del ministero della Salute chiariscono: “rientrano nel piano di investimenti biennale e saranno effettuate nel 2026”.
Dopo il balletto di cifre delle scorse settimane, l’articolo 47 della manovra indica ora nero su bianco le risorse previste: il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario “è incrementato di 1.302 milioni di euro per l’anno 2025, 5.078 milioni di euro per l’anno 2026, 5.780 milioni per l’anno 2027, 6.663 milioni per l’anno 2028, 7.725 milioni per l’anno 2029 e 8.898 milioni annui a decorrere dall’anno 2030”. Ed una quota delle risorse incrementali “pari a 883 milioni di euro per l’anno 2028, 1.945 milioni per il 2029 e 3.117 milioni annui a decorrere dal 2030 – si precisa – è accantonata in vista dei rinnovi contrattuali 2028-2030”.
Previste anche le risorse per consentire l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (50 milioni di euro annui a decorrere dal 2025) e per l’attuazione delle misure del Piano pandemico nazionale 2025-2029 (50 milioni di euro per il 2025, 150 per il 2026 e 300 milioni annui a decorrere dal 2027). In manovra anche l’aumento dell’indennità di Pronto soccorso e delle indennità di medici (50 milioni di euro per il 2025 e 327 mln annui dal 2026), infermieri (35 milioni di euro per il 2025 e 285 milioni di euro annui a decorrere dal 2026) e del trattamento economico degli specializzandi, soprattutto per le scuole di specializzazione meno ‘attrattive’ a partire da Medicina d’urgenza e Anestesia.
Per i sindacati medici e gli infermieri, però, queste cifre sono solo ‘fumo negli occhi’. Si prevede, spiegano, un aumento dell’indennità di specificità medica di 17 euro nette per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro. Peraltro, “si parla di risorse legate, per la maggior parte, a un contratto la cui discussione inizierà solo tra almeno due anni, e che arriveranno nelle tasche degli interessati chissà quando.
Insomma in sostanza briciole che offendono l’intera categoria”. Un malcontento che arriva anche dai sindacati medici e veterinari riuniti nell’Intersindacale medica che, per un incontro già programmato, hanno incontrato il ministro. “Si è battuto per più fondi alla sanità – affermano – ma registriamo che le risorse sono insufficienti, mentre si aumentano i fondi per il privato”. Anche loro sul piede di guerra, hanno convocato i propri esecutivi a Roma il 13 novembre. A placare gli animi non basta il chiarimento che arriva da fonti ministeriali, che precisa come le assunzioni in sanità, circa 30mila, “rientrano nel piano di investimenti biennale. Si parte nel 2025 con gli incrementi delle retribuzioni di medici e infermieri e con la programmazione da parte delle regioni del piano di assunzioni, che verranno effettuate nel 2026”. Critiche arrivano dalla Fondazione Gimbe, secondo cui in realtà i fondi “sono assorbiti dai contratti, senza lasciare spazio alle assunzioni, e queste cifre non mostrano alcun rilancio del finanziamento pubblico della sanità”. Parlano di “misure penalizzanti” anche Farmindustria ed Egualia: “Il settore aveva chiesto un segnale di riduzione degli oneri sulle imprese e si ritrova invece nella legge di bilancio una misura di aumento del margine a favore della distribuzione con la diminuzione di quelli dell’industria”.
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